Capitolo 1 - Il Warung di MamaLuna - dove tutto è iniziato

Capitolo 1 - Il Warung di MamaLuna - dove tutto è iniziato

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Ricordo nitidamente la prima volta che sentì nominare MamaLuna 🌙
Era il 2012 e da anni sognavo di sedere su quella terrazza a picco sull'oceano raccontata tante volte da mio fratello.


Mi disse di arrivare al parcheggio di Bingin Beach e lì chiedere di una certa Anna e che sicuramente qualcuno mi ci avrebbe portato 

Dopo una miriade di stradine ancora sterrate e circondate solo da giungla, prati e mucche arrivai al tanto cercato parcheggio che di un parcheggio non aveva alcuna sembianza (o almeno per come me lo immaginavo io…un par-cheg-gio).

Chiesi ad alcune donne balinesi intente a intrecciare cestini dove potessi trovarla ma loro non sembravano conoscere nessuna Anna e iniziarono tutte in coro a chiedersi MamaLuna?? MamaLuna??
Non avevo idea...

di cosa stessero blaterando ma poi scoprì che qui le donne, venivano chiamate Mama + il nome del figlio/figlia e che quindi l'Anna anche stavo cercando era qui conosciuta come la Mamma di Luna.

Le seguì per un vicolo stretto quanto le mie spalle e poi giù per una scalinata ripidissima e dai gradini in pietra più alti e sgangherati che avessi mai visto.
Le donne si offrirono di aiutarci con i bagagli caricandoseli letteralmente in testa mentre le amiche che mi accompagnarono in quell’avventura iniziarono a chiedersi dove cavolo le avessi portate!

Il Warung di MamaLuna era una capanna a picco sulla scogliera con una vista sull'oceano da perdere il fiato.

Poche camere spartane ma decorate con amore e un bagno in comune che dava dritto su una delle onde più belle del mondo.

In sottofondo solo i suoni della giungla e dell'oceano,  i telefonini prendevano malissimo, figuriamoci la connessione internet! 
Insomma...nel 2012 Bingin Beach era una perla ancora protetta dal turismo di massa e dall'avvento dei Social Network e lì davvero ci si sentiva alla fine del mondo, lontani dai problemi e da tutto.

Quando MamaLuna ci mise piede per la prima volta, oltre 20 anni fa, se ne innamorò perdutamente e decise che quella sarebbe stata la sua casa a Bali.

Offrì al proprietario indonesiano tutti i suoi pochi averi per affittare il Warung a lungo termine a patto che la moglie potesse lavorarvi come cuoca.
E menomale! Perché la semplice cucina della dolce Wayan, oltre a essere buonissima, era una delle uniche soluzioni nei paraggi.

Per fartela breve era appena iniziata quella che ricordo ancora oggi come una delle vacanze più belle della mia vita.

Le giornate con MamaLuna e gli amici del Warung trascorrevano lente, alternate da sporadiche uscite in città solo se si riusciva miracolosamente a vincere "La Warunghite" ovvero la "malattia del Warung" che si manifestava come l'impossibilità di voler lasciare quel paradiso, di voler risalire centinaia di scalini, di voler percorrere in motorino innumerevoli stradine sterrate, per tornare, con estrema fatica, alla "civiltà". Ma perché?

Si stava così bene a dondolarsi su quelle amache ad ascoltare le avventure che avevano portato MamaLuna fino a là. 

E fu così che...diventai uno dei centinaia di "bimbi sperduti" arrivati al Warung di MamaLuna alla ricerca dell'onda perfetta, di relax ma più spesso, di se stessi.

MamaLuna diventò per me, come per molti altri, un punto di riferimento, una musa, un posto sicuro dove poter sempre tornare. Insomma, una casa lontano da casa dove ci si sentiva sempre profondamente accolti.

Una sera ci raccontò che di "lavoro vero" disegnava tessuti e ricami, e che con la sua socia Mary, creava abiti meravigliosi tipo quello che indossava e che li vendevano in due piccoli negozi in centro città.

Prima di rientrare in Italia passai con le amiche in una delle loro boutique e ricordo che pensai "se porto questa roba in Italia impazziscono" ma facevo tutt'altro lavoro e rimase così uno di quei pensieri che spesso capita di fare in viaggio e morì lì. 

Ma sapevo che al Warung sarei tornata sicuro perché...

quel posto aveva un'energia speciale e volente o nolente quella scritta "Follow your Dreams" appesa all'ingresso mi si era conficcata in testa come un mantra.
Ma qual'era il mio sogno? Non lo sapevo ancora.

Ma questa è un'altra storia.
Ci vediamo nel capitolo 2 
"Colpi di fulmine!"

Grazie intanto per aver letto fin qui!
Anna
founder l'ape a pois
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